Un’occasione di dialogo e incontro tra Università e College, nel segno di un pieno ritorno alla normalità. Potrebbe essere questa una sintesi della Festa di Sant’Efisio, celebrata sabato 14 gennaio da tutti i collegiali, da molte delle loro famiglie, insieme al Magnifico Rettore dell’Ateneo cagliaritano, il professor Francesco Mola, accompagnato dal Pro Rettore, il professor Gianni Fenu e dall’Arcivescovo di Cagliari, monsignor Giuseppe Baturi.
La mattinata si è aperta con un incontro nell’Aula Magna del Seminario, a cui ha fatto seguito la celebrazione della Messa e il pranzo comunitario.
La tavola rotonda, animata in modo colloquiale e partecipativo dagli ospiti intervenuti e dalle domande dei ragazzi, ha permesso di toccare alcuni snodi decisivi della vita di ogni studente universitario, ovviamente con lo sguardo rivolto alla realtà di chi vive questa esperienza in un collegio di merito. In primo luogo è emersa proprio la questione del merito, quindi quella dell’importanza e senso dello studio per un giovane che si deve confrontare con un impegno così decisivo, delle fatiche e dei problemi che possono emergere nello svolgimento del proprio percorso accademico. Infine il Rettore ha illustrato le potenzialità attraverso le quali l’Università di Cagliari si rende prossima alle esigenze degli studenti e il modo in cui esse possono essere da loro pienamente accolte e valorizzate.
«Fatico a parlare di merito unicamente come di una questione di numeri – ha detto il prof. Mola – posto che, a mio avviso, si tratta di una questione relativa. Non esiste un risultato che possa essere ritenuto in sé un punto di arrivo, ma vanno tenuti in considerazione un insieme di fattori che rimandano sempre ad un cammino ancora da compiere, perché il conseguimento di un obiettivo pone immediatamente la questione del passo successivo da fare».
L’Arcivescovo ha poi sottolineato come il tema del merito vada affiancato a quello della cura con la quale si è disposti ad accompagnare coloro dai quali ci si attende un risultato, senza tacere le fatiche che possono emergere durante il percorso accademico: «Ogni attività umana comporta un rischio, l’importante è non restare imprigionati nell’incertezza per paura di sbagliare. E quando questo capita, occorre saper dare un nome alla nostra fragilità, che altro non è se non la consapevolezza che la nostra vita è preziosa (come molte delle cose fragili) e non la vogliamo sprecare. Quindi bisogna imparare dai nostri errori e saperne uscire più consapevoli e più forti di prima. Questo è possibile se ci lasciamo aiutare da uno sguardo amico, cercando occhi che sappiano guardarci con amore e attenzione».
Immediato il collegamento con il Vangelo proclamato durante la celebrazione, dove si racconta della chiamata di Matteo, raggiunto dallo sguardo amico di Cristo mentre siede dietro al banco delle imposte. «Il vostro ruolo – ha detto monsignor Baturi parlando ai genitori presenti – è quello di non far mai mancare questo sguardo ai vostri figli».