“Inizio col botto”, “Mi sono davvero emozionato”, “illuminante”. Queste le dichiarazioni dei collegiali, e non solo, che hanno accolto positivamente la proposta del College Sant’Efisio. A guidare l’incontro è stata la professoressa Donatella Puliga, laureata in lettere classiche alla Normale Superiore di Pisa ed ora docente ordinario di Mitologia classica e Lingua e Letteratura latina all’Università degli studi di Siena. La dott.ssa Puliga inoltre è una delle penne più rispettabili e lette del Corriere della Sera, dove scrive spesso articoli sulle pagine culturali. All’evento, che si è tenuto nell’aula Benedetto XVI, hanno preso parte i collegiali che hanno scelto questo seminario fra le altre opzioni proposte. Oltre agli ospiti esterni era presente anche l’arcivescovo. Gli studenti hanno scelto di lasciarsi stupire dalla bellezza dell’incontro con il mondo classico all’insegna di “Per un’antropologia del corpo e dei sensi”. È proprio su questo “per” che la docente ha posto l’accento all’inizio del discorso, proprio come indice di un “tentativo, di un piccolo contributo, un tassello che ognuno di noi può mettere per aprire questa domanda”. L’incontro di lunedì infatti, come ha ricordato don Emanuele Meconcelli, direttore del College, non doveva essere né una lezione né una conferenza, ma una lettura guidata, alternativa e provocatoria su un tema di interesse che ha lasciato spazio a domande e curiosità. Volti illustri come quello di Platone, Lucrezio e Aristotele con il suo De Anima hanno acoompagnato il percorso verso la scoperta del mondo dei sensi. Il discorso era ricco di domande retoriche, indispensabili a suscitare stupore e curiosità nel pubblico. “Il corpo esiste? Può essere letto solo in una prospettiva naturale o anche culturale?” Questa era infatti la sfida: mostrare una nuova chiave di lettura dei sensi. La professoressa ha presentato i cinque sensi, mettendo in luce di ognuno un utilizzo originale. Ha spiegato ad esempio i fattori concorrano alla classificazione dei sensi nelle diverse culture, come il visivo e il non visivo, gli unici sensi nella popolazione Ausa. Molto interessante il concetto di rigerarchizzazione dei sensi legato alla pandemia tanto che sensi come il gusto e l’olfatto sono tornati in voga. Si pensi alle Oche del Campidoglio, in cui l’odorato ha giocato un ruolo decisivo, oppure al tatto nell’episodio di Euriclèa, dove in entrambi è avvenuto un riconoscimento. Più tragica invece l’esperienza dell’Edipo Re, in cui avviene la negazione della vista, come condanna per una colpa. Non meno importante, la percezione che gli antichi avevano dell’udito, indicando le orecchie come sede della memoria. Non sono mancate locuzioni ricorrenti come “salvarsi la pelle”, “silenzio di ghiaccio”, “porgere l’orecchio”, delle quali è stata mostrata con più chiarezza la capacità espressiva. Verso la conclusione ci sono state due domande alle quali la professoressa ha risposto con piacere. Infine i ringraziamenti da parte del direttore.
Nicolò Inzaina
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