Lunedì 21 febbraio, presso il College S. Efisio, ha preso avvio un ciclo di seminari dal titolo ‘Il senso della profondità. L’arte e lo sguardo”, tenuti dal prof. Andrea Oppo, docente di Estetica della Pontifica Facoltà Teologica della Sardegna.
Il primo incontro ha visto come tema quello della prospettiva. Essa, infatti, è diventata la tecnica pittorica che più di ogni altra ha rappresentato il mondo Occidentale, e dalla cui tecnica è sorto un modo di pensare e di vivere che ha condizionato – e condiziona – la vita di tutti i giorni. Ogni epoca culturale ha, infatti, sviluppato un proprio modo di rappresentare lo spazio, specchio della forma e dell’essenza di quella cultura.
Nella storia dell’arte, soprattutto nel Rinascimento si fece un grande uso della prospettiva da parte di tanti grandi maestri per rappresentare gli oggetti e le distanze spaziali. Attraverso essa ogni artista ha potuto costruire e raffigurare oggetti tridimensionali su un piano bidimensionale, come un foglio di carta. Una rappresentazione, dunque, originale e ‘moderna’ della realtà, in quanto si è venuto a creare un nuovo rapporto tra le figure rappresentate e lo spazio in cui vengono collocate.
In ambito pittorico, per la volontà poi di trovare nuove espressioni, l’utilizzo della prospettiva è venuto meno negli ultimi decenni, mentre ha iniziato ad essere impiegata nelle nuove arti, come la pubblicità, la fotografia e il cinema. Ad esempio, gli stessi film di Stanley Kubrick, uno dei maggiori registi del XX secolo, sono costruiti sulla prospettiva, con l’obiettivo di dare senso di oppressione e di drammaticità alla narrazione e dove la scelta del protagonista sembra imposta e non contemplabile.
Il nostro rifarci continuamente a essa è oramai un’abitudine, un condizionamento. D’altronde, nella quotidianità, è di uso comune il modo di dire “vedere le cose con la giusta prospettiva”: significa esaminare una questione osservandola da una posizione favorevole, così da valutarne gli aspetti facendo sì che siano il più possibile vicini alla realtà.
E noi, con quale prospettiva guardiamo la nostra vita?
Giovanna Benedetta Puggioni
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