“Tu chiamale se vuoi emozioni”. Con questo verso cantato da Lucio Battisti si è aperto il secondo incontro del seminario Human Talks, organizzato dal College Universitario Sant’Efisio, in collaborazione con la Prof.ssa Donatella Puliga, docente di Mitologia Classica presso l’ateneo di Siena. Una canzone in cui le emozioni vengono tirate fuori, ma rimane la difficoltà a chiamarle per nome. Non è sempre facile, infatti, dare un nome alle emozioni, e non è di certo un problema solo nostro culturalmente parlando, ma abbraccia tutto il globo, e nemmeno della nostra epoca, poiché tutte le epoche hanno riscontrato questa difficoltà. Da questa riflessione è sorta una domanda che ha accompagnato l’intera serata: le emozioni sono un portato naturale, o sono un fenomeno culturale?
Si sono analizzate diverse tra le principali emozioni umane, come la Gioia e il Dolore, ma anche lo Stupore, l’Invidia e la Speranza, spaziando dal Mediterraneo alla Manica, fino all’oceano Pacifico, poiché, afferma la docente, “le emozioni non hanno un’unica geografia”. Abbiamo viaggiato nella storia, nella filosofia e nella letteratura, dai nostri giorni fino alla Grecia di Platone, Aristotele, Saffo, alla Roma di Seneca, Ovidio e Properzio, fino a Dante, Petrarca, Leopardi; come non sono mancati i riferimenti all’arte, proiettando, agli studenti in sala ma anche a quelli collegati da altri collegi di merito, le raffigurazioni delle emozioni, come l’Annunciazione di Recanati, di Lorenzo Lotto, o come l’affresco dell’Invidia della cappella degli Scrovegni di Giotto.
Emozioni che nascono oggi, come il tecnostress, la cybercondria o la nomofobia, moderne perché legate alla tecnologia, o emozioni che oggi sono un po’ obliate, come lo stupore. “quante volte ci capita di sentirci dire ‘non mi stupisce più nulla’?” ci ricorda la relatrice, mentre ci illustra l’importanza di questa emozione, il vero principio della filosofia, secondo Platone, o le espressioni della Vergine nel tema dell’annunciazione.
Emozioni che coesistono, come gioia e dolore, binomio indissolubile sin dall’antichità, che non vorrebbero coesistere ma che si sostengono a vicenda, oppure la gioia, preziosa perché rara, l’emozione propria degli dèi, come la definiva Terenzio, che declinata in tantissime metafore, ci testimonia la sua versatilità e molteplicità nell’uso, ora come pianta frondosa, ora come gioiello, ora come veste, ora come conversione, la “sovrabondosa gioia” di Guittone d’Arezzo.
Emozioni che sono anche attitudini, negative come l’invidia che corrode, positive come la speranza, il piacere anticipatorio di Platone e di Gotthold Ephraim Lessing, del famoso adagio “l’attesa del piacere è essa stessa il piacere”.
Emozioni che, collegandoci con l’incontro precedente, scaturiscono dai sensi, come la vista: le emozioni sono un gioco di sguardi diversi della realtà, di visioni dell’altro, del futuro, della vita e, come direbbe Leopardi, “io vivo, dunque spero.”
Mario Emmanuel Cannas – CUSE 2022/23
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